Santa Voce 13 Ottobre1966 ore 6e20
- marina Platania

- 2 mar 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 7 gen 2023
UN INVITO DEL PADRE
Apriti, Cielo, e manda la manna a chi l’anela.
Apriti, Cielo, e manda il tuo obolo a chi lo chiede perché amore ha a Te.
Apriti, Cielo, e abbi misericordia per chi Ti chiede, per chi Ti ama, per chi Te vuole.
Ecco il dire del mio Cuore.
Il Cielo è qui.
State inchinati e con le mani giunte: il Padre parla a voi. Parla da Padre ed ecco perché dico ‘inchinatevi’.
Se parlasse da Dio tu, uomo, con la faccia per terra star dovresti perché Ello è l’Onnipotente e tu quale granello che tutto da Lui speri, che tutto da Lui preso hai, che solo da Lui speri per il tuo domani.
Padre! Parola che spesso sento in bocca vostra…
Si chiama padre chi vi ha generato. Si chiama padre quel pastore di anime. Si chiama spesso padre quell’uomo che non è né padre né pastore.
Ma Cristo disse un dì ai suoi fedeli amici:
“Chiamate Padre solo Colui che in Cielo sta, è Lui, ecco, il Maestro per eccellenza!”
Quindi neppure chi vi ha generato e genera voi appellar potreste, tanto è grande quel nome che spesso viene contaminato sulla terra perché quell’uomo non è degno di questo grande nome.
Padre! Colui che pensa per tutta la famigliuola, colui che ne è il capo perché tutto quello che circonda i figli, quella casa è suo, guadagnato col suo lavoro onesto, sudato e con amore ha portato in quella casa che solo conoscere deve la sua voce, mentre gli altri sommessamente a parlare stanno.
Padre! Il responsabile di quella nascita di tanti virgulti.
Ecco il grande problema che qui vi presento.
Ello ne è l’artefice perché si è moltiplicato in sua volontà. I frutti non sono suoi ma di Chi ha dato quella possibilità di creare, di moltiplicarsi, di essere domani padre di quella nidiata.
Quindi ello deve sentirne il peso, dolce peso per chi tutto di sé ha dato come quel Padre che in alto sta, guarda, dona e sperare fa l’uomo. Dolce peso se ello è tale, grave peso se ello ha obliato quella responsabilità e lungi è stato dai figli suoi o cattivo esempio ello ha dato. Quale pena sarà in lui!
Un grande fuoco e stridor di denti il Cristo disse ai suoi.
Il fuoco dell’amore che ello solo sentirà ove le tenebre tante sono, ove spesso i figli attaccati a lui stanno ed ello spezzar vorrebbe quella catena... ma invano perché forza più non ha.
Il fuoco dell’amore! Sì, figliuoli, è quello che si è svegliato e come una tenaglia lo avvince, il fuoco che dà il rimorso al cuore pensando i vostri figli che soffrono per colpa vostra. Una cosa terribile! Altro che fuoco, altro che morte, altro che stridor di denti!
E così tutti quelli che un cattivo esempio dato hanno, soffrono e nessuna mano lenire può, nessuna mano, ripeto, perché quaggiù il Padre il seme ha gettato, il suo Cuore amore ha dato, l’Onnipossente il suo Cuore paterno ha dato, il tutto, dico, il tutto, cioè quello che colma, quello che sana, quello che sa dare un padre affinché quella creatura in bene stia.
E tu, uomo, che cosa raccolto hai in quello che sopra detto ho? I vermi! Poveri esseri nati in conseguenza di quella grande creazione. Il fango, cioè quello che esseri peggiori dei vermi lasciato hanno! Tu, uomo, raccolto hai il rifiuto e nel cuore portato hai e certo che pesante sarà il passo tuo.
E come il Padre potrai mai vedere tu? E’ impossibile, tanto che tu non Lo cerchi, ma Lo bestemmi perché Lo senti duro, Lo senti lontano da te.
Ma Ello non è così, è ancora Padre e ti ha lasciato quella porta aperta alla verità sua. La porta aperta alla verità sua!
Tu, uomo; ancora lo sarai, ancora padre, quindi ancora figli avrai. Ma sta’ attento al tuo raccolto, a quello che come un canestro portare devi e, se è pesante, ancora là starai perché quel passo è quello, sai, ancora quello e quella porta, ancora aperta, a te invito fa finché la tua durezza ti dissolverà e come una nube sarai, nube che fecondo porta, ma saranno le tue ultime lacrime che lascerai alla terra.
Terra! Dimora degli uomini giusti, probi, sani e virtuosi e l’uomo un asceta ne ha fatto e sugli altari li ha messi, mentre tu, uomo, distrutti li hai con la tua forza, in tua volontà. Figliuoli, ecco il mio dire.
Allora pregate il Padre sempre, appellate Ello solo perché Lo sentite nel cuore, appellateLo così come sta in Me, in questo Cuore... ma io Cuore non ho! Ello sta in Me in questo palpito mio... ma Io non ho nessun palpito perché Io sono il Padre, sono il Figlio. E sono il Padre e sono il suo Alito che passo sul mondo, fecondo lascio e vo’. Vo’ e dono il mio canto e Dio sono, Luce sono, Padre sono e felice Io Mi sento, felice perché canto e Mi dono in Suo Nome e in Suo Nome esulto e vivifico, in Suo Nome esulto e amo, amo te, figliuola, che ti presti a Me e parola Mi fo’, Alito pure per dare a te e dire a tutti voi che un Padre c’è.
A domani.
Padre, armonia di Cielo, fecondo in terra, luce che passa ed una scia lascia ed in quella scia stanno le parole eterne: Padre, Signore Onnipossente, Onnipotente, Petalo, Ala, Profumo, Luce, Amore.
Sta sul palmo di una mano e come farfalla vola, su un petalo si posa e passa oltre, passa ancora finché nel cuore dell’uomo Si riposa.
Dirà ‘Padre’ quell’uomo?!


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