Santa Voce
- marina Platania
- 12 mar
- Tempo di lettura: 11 min
Il maestro
Il maestro è colui che deve insegnare prima di tutto la morale, educare deve sui principi cristiani
l'essere che consegnato gli è stato appunto per aprirgli la mente alla luce del nuovo sole, dico nuovo
perché per il bimbo è tutto nuovo, anche i volti delle persone a lui care egli trova ogni dì più nuovi,
più interessanti.
Quindi, guardando il volto del maestro, egli deve trovare in esso quel volto, quello che gli sorride,
che lo accarezza, che gli vuole bene in una parola, perché quel bimbo ha sempre fame di sorrisi e di
carezze.
Guai se quel maestro è burbero, molto severo, lontano da lui! Quel bimbo non solo non apprende
ma duro pur lui si fa, perché la dolcezza si comunica sempre e, se non del tutto, in parte si deposita
sui cuori e là fabbrica qualcosa, qualcosa che resterà indelebile per tutta la vita.
Allora il buon maestro deve riuscire a farsi amare, ecco il suo compito.
E poi insegnare con la dolcezza, mai prendere la corda o qualcosa di simile per i recalcitranti, allora l'effetto sarà contrario, sarà l'opposto di quello che egli si era proposto di ottenere, perché quel
bimbo non lo amerà e troverà tutto difficile e nulla apprender vorrà, ma resterà nel cuore qualcosa,
l'opposto della dolcezza.
Il buon maestro deve essere paterno e questo vale anche per la maestra, è ovvio ciò.
Quindi egli deve considerare quegli scolari, discoli o disubbidienti, figliuoli suoi. Deve amarli,
aiutarli ad aprire quella mente che non tutto facile trova, ammonirli ma sempre con amore,
ricordando Chi c'è sopra di loro che molto bene gli vuole. E se pianger Lo faranno, si allontanerà da
loro e, perdendo quell'amore, vuoto resterà quel cuore e pure quella mano.
Il bimbo che è affamato d'amore, si attacca a quel cuore perché egli sa che là c'è la Mano che a lui
ha dato la madre e anche quel buon maestro.
Il verbo "amare" deve essere sempre usato anche quando quel bimbo merita un castigo, anzi ancora
di più.
Ricordo di un bimbo, questo era molto viziato dai suoi, tutto quello che vedeva, egli voleva ed era
suo.
Quando a scuola andò per la prima volta, quel posto era suo, quella matita di quel bambino doveva
essere sua, quel maestro tutto per lui esser doveva... e per questo molto ne soffrì, tanto che i suoi
genitori dovettero provvedere per un insegnante a domicilio suo.
Ma sempre era quello, non voleva studiare perché lo studio lo stancava, quel giuoco comune era...
insomma, era difficile da educare, da drizzare quel virgulto perché duro era quel legno e romper si
poteva.
Allora, maestri, quando vedete dei bimbi viziati, date calore, ma paterni con tutti, fate lezione che
tutti quei bimbi sono fratelli tra di loro perché tutti vengono da una volontà, dal primo ceppo che il
Padre nel mondo mise.
Tutti i bimbi devono essere uomini domani, uomini che aiutano altri bimbi ad essere uomini.
Quindi non tollerate niun vizio al bimbo, ma fate in modo che egli si pieghi per la vostra dolcezza,
amore e affettuosità.
Un bimbo che trova calore, è difficile che non si pieghi a quella volontà, quella di essere anche lui
domani un uomo per dare calore a chi molto ne vuole.
Sorridete sempre, maestri, anche quando il cuor vi duole perché voi su quella cattedra siete attori,
attori, spesso, e direi quasi sempre, truccati che fanno ridere, anche la gaiezza mettono quando
spesso il cuore piange una perdita, un problema da risolvere, un male che morte dice.
Ecco il compito del buon maestro: portare la fiaccola sempre accesa, dare sempre il benvenuto al
primo che entra per invitare gli altri ad essere anche loro i primi ad andare a scuola. Quindi il
maestro deve essere il primo ad entrare in classe perché la scolaresca spesso si baca perché il
maestro puntuale alle lezioni non è.
In quell'attesa il bimbo si distrae, vuole ancora giuocare, anche quando il maestro la sua lezione
incomincia.
Insegnate la religione non come un peso, ma come un sollazzo, dando esempi di bimbi che al Padre
stanno. Fate di tutto che questi si avvicinino senza che se ne accorgano, si avvicinino a quel desio
che tutti i bimbi tali restino, bimbi nella vita pieni di sorrisi, affamati di amore, di curiosità sana,
pura e quella mano pronta per cogliere e pur per dare.
Ecco il maestro per voi, bimbi miei, il maestro che al Padre vi porterà.
E, mentre detto, un altro Maestro a Me si appressa, si appressa a questa Mente affollata di voi,
piccoli esseri che spesso la fame in voi resta e quel cuore arido più arido si fa.
Quel Maestro insegnava sempre sorridendo.
Bello Egli era, puro tanto che niuna macchia l'uomo che Lo condannò, in lui trovò, altrimenti
bastava questo per condannarlo ancora di più.
Egli insegnò con esempi, parabole che ancora l'uomo ripete a se stesso perché abbisogna di queste
ed in ognuna di queste egli si vede e si avvicina a quella Fonte ove voleva portare quel Maestro tutti
gli uomini, anche quelli che in volontà sua non stavano.
Egli insegnò ad amare l'umile, il sottomesso, l'adultera, insomma, chi lontano stava da quella
società quando essi erano la società, perché essa bacati li aveva, come ancora baca e si accusa la
società, mentre i componenti d'essa bacati ancora sono.
Allora, mio buon maestro, da' amore ai tuoi piccoli per quell'amore che tu senti, per quella fame che
tu hai; sentili figliuoli tuoi, stringili spesso al cuore e quel calore la mente fa aprire, il cuore
intenerire e quello scolaro tuo sarà.
Quegli scolari tutti saranno tuoi domani perché in ognuno tu hai seminato qualcosa, qualcosa che fa
parlare di te sia in bene che in male.
State bene attenti, maestri, il bimbo non dimentica facilmente quello che ha visto e sentito, resta nel
suo cervello come una stampa ed il tempo distruggere non può, non può perché quello che voi
seminate, raccogliere dovete e raccoglierete tutto, state a Me, tutto!
Non dite: "Il tempo distrugge." No, figliuoli, il tempo distrugge quello che voi avete scritto sulla
lavagna, esso sbiadisce, il tempo se lo divora; ma quello che voi avete scritto nelle anime, oh, quello
resta indelebile e non muore neppure con la morte, ma è sempre vivo!
Allora state attenti, maestri, padri e madri, voi che state molto vicino ai piccoli, pensate a questi,
domani saranno adulti e la prima pietra la scaglieranno su di voi, perché avete insegnato quell'atto,
quel gesto, quel passo, quel dire.
Il maestro che una coscienza tiene, deve far vedere che egli ha sentimenti paterni, non è solo quel
guadagno che attira quel posto... oh no, figliuoli, quel posto deve essere una missione!
Quindi tu che ti accingi all'insegnamento, devi essere un missionario di bene, deve il tuo dire
fecondare in una parola il vivere sano ai piccoli che, pur non essendo nati da te, hai il dovere di far
crescere sani, vivi in una parola, vivi in quella società di domani, società non sempre sana, non
sempre pulita.
Allora bisogna mettere il pulito, la sobrietà, l'amore più di ogni altra cosa. Il pulito insegnando la
morale, la sobrietà in tutto, l'amore al lavoro, alla famigliuola, al prossimo e più di ogni altro a
Colui che dà la luce e con essa il tutto.
Insegnate sempre a dire grazie, a dare sempre il saluto a chi solo si incontra per la strada, ad
accorrere da chi appella una mano, un cuore che duole e vuole aiuto come se annegasse.
Ebbene, maestri, insegnate ad accorrere anche colà perché c'è un'anima che domani vi accuserà di
indifferenza, di freddezza, di disamore.
Quando fate una lezione, date esempio con un fatterello, una cosa così, tanto per dire, se mente
aperta non avete: i fatterelli i bimbi li amano tutti e questi restano nel cuore, nel loro io; essi li
studiano, li sentono sempre ed una scuola essi ne fanno.
Allora insegnate con fatterelli morali, di altruismo che portano il bene ad essi, essi, la società di
domani.
Volendo parlare di religione, prendete per spunto i comandamenti che il Padre ha dettato all'uomo
di buona volontà ed ognuno di questi illustratelo, fate delle stampe, dei raccontini, vedrete che non è
più la religione che voi insegnate, oh, no, ma è qualcosa ancora di più! E' la vita a cui ogni uomo di
buona volontà deve sottostare per essere in bene davanti al Padre e davanti alla società.
Quindi questa lezione non sarà pesante ed il bimbo, pur avendo altra fede, vi ascolterà, il bimbo
assimilerà e domani vi benedirà.
Mai parlare a questo di una tale religione, di una tale fede, egli domani dovrà saper scegliere. Ma
non obliate che lui assimila la vostra verità, questo dovete tener presente, egli assimila anche i vostri
gesti, quindi sa valutare.
Allora insegnate la religione dando esempio di voi e quel bimbo sarà entusiasta e racconterà a casa
la vostra parola, i vostri gesti, il vostro cuore e anche i genitori verranno a voi perché volete bene al
loro tesoro.
Insegnate il vivere sano, pulito e forse a loro una lagrima scenderà perché quel tale maestro a loro
nulla insegnò.
Ecco, ho detto tutto? Oh no, figliuoli! Ancora ce n'è parecchio, perché la scuola non termina qui, le
lezioni continuano...
Ma prima di chiudere, sappi, maestro, che tu hai nelle tue mani il martello e loro sono il metallo:
devi incidere nei loro cuori quello che in te tieni; devi coniare in una parola delle medaglie e devi
fare di tutto che queste siano in parte eguali, esse porteranno l'impronta del tuo sapere, del tuo cuore
e della tua mano.
Quindi in esse medaglie tu devi vedere te stesso, come anche i genitori devono vedere nei loro
piccoli se stessi, quindi questi devono migliorare per essere i loro figli migliori di loro.
Allora il buon maestro deve far di tutto che quelle effigi siano quasi uguali, non dico uguali, perché,
guardando la scolaresca, si legge in essa l'ambiente in cui i bimbi vivono, l'educazione che hanno
appreso, la mente se è gretta, se è sana, se è malata, se è aperta.
Quindi ad ognuno la sua medaglia, ma tu cerca di coniarla come senti, con il tuo amore cerca di fare
il possibile per lasciare ad essi bimbi parte del tuo cuore.
Allora lavorale bene, suda, sarai stanco domani, ma quelle medaglie saranno tutte tue perché
portano parte di te.
E quando tu incontrerai per la strada quello scolaro che pulito va, che onore fa, ricordati che il
merito è in parte tuo. Ed allora benedirai le tue giornate, quelle in cui molto lavorato hai, sudato hai,
pianto hai perché poco ti hanno ascoltato, poco a te sembrava che ti si amava!
Che ti si amava... ma, figliuolo, i bimbi amano chi a loro comprendere sa; i bimbi amano chi a loro
calore sa dare; i bimbi amano chi bimbo come loro si fa.
Quindi quell'indifferenza, quel disamore in parte è colpa di chi poco ha valutato quel piccolo cuore
che amore molto ne voleva, calore tanto che bruciar si voleva, perché il bimbo è affamato di calore,
di attenzioni, di affettuosità, di un amore grande in una parola.
Allora in parte la colpa è vostra se quel bimbo solo va, restio pare, freddo pure, quando egli calore
molto ne voleva!
Allora datene e molto, date quello che voi chiedete per voi e quel cuore freddo per voi non sarà.
Sento delle domande sull'insegnamento.
Su certe domande è difficile rispondere.
Se sono piccoli che chiedono, fatevi pur piccoli; se essi insistono, voi parlate di fiori, di farfalle e
del loro amore!
Ma, adulti, aprite la mente, maestri, genitori e chi ne fa le veci, dite che quella è una missione che il
Padre ha dato all'uomo, a tutti gli uomini e tutti hanno il dovere di ubbidire se bruti non vogliono
essere.
Non è un lecito piacere perché esso dà frutti, quindi c'è una responsabilità.
E se essi marci saranno? E se essi mali saranno? E se essi neri cresceranno?
Ecco il grande problema sociale che tutti devono svolgere secondo il loro io, secondo l'educazione
ricevuta, lo devono se frutti sani vogliono.
Ecco la società impoverita, ricca di miseria, di ospedali, di manicomi, di minorati, di miseria
morale!
Ecco, figli, la vostra società!
E che cosa voi ne avete fatto di quel monito divino: "Moltiplicatevi e vivete in bene!"
Guardate quanti bimbi minorati vi sono, quante ragazze si brutiscono ora per ora...
Tutti hanno gli occhi aperti, tutti sono bravi...
Ecco, figli, che cosa ne avete fatto dei vostri frutti!
Allora?
Allora insegnate la morale, il vivere sano, fate vedere il lato bello e quello brutto, le conseguenze di
un gesto insensato, incalcolato, quella disubbidienza che a loro peserà per tutta la vita.
I figli accusano e si brutiscono come loro e su questo c'è molto da parlare.
Allora parlate voi da vicino ai vostri figli e fate ben capire che quell'albero frutti darà e, se essi
marci saranno, terra arida troveranno, loro stessi se li mangeranno, loro stessi, ripeto, ed il dolore è
forte e la persona che ben si vuole, fa sempre quel marcio, quello che voi avete fatto mangiare.
E ancora c'è qualcosa da dire, cerco di essere breve e spero che bene Mi si capirà.
Mai tu darai scandalo, maestro! Il tuo peccato ti farà arrossire domani.
Guai a te se scandalo avrai dato ad un bimbo! Meglio per te non essere mai nato, ricordati di queste
mie parole, perché il dolore che tu stesso proverai, sarà grande, un dolore che sembra fine mai
avere.
E tu arrossirai di te, mentre quella mano non più piccola ti accuserà, se essa dietro il tuo esempio
peccato avrà.
Guai a te, perché l'abisso ti si aprirà e ovunque tu andrai, l'abisso in te sarà, nero sarai!
Un'attenuante cercherai, ma invano! Quel passo tuo all'orrore ti porterà, ti tirerà così, come un carro
cui morto il contenuto è.
Allora state bene attenti e se in voi non sentite quella missione, cambiate lavoro, molti ve ne sono...
ma quello cui il compito è pieno di responsabilità, è gravoso per chi non sente nel cuore quel
trasporto di educare, sanare, drizzare, aprire la mente al bene.
Non puoi perché sei nero... va' lontano dai bimbi, essi non sono e non saranno per te!
Essi vogliono amore, vogliono altruismo, abnegazione, ecco quello che essi vogliono!
Allora?
Allora fatti amico di essi ed essi ti seguiranno, ti ameranno, ti ubbidiranno.
Ecco, ho parlato ancora del maestro, ho parlato di doveri, sempre di doveri.
Ma quali saranno i suoi diritti? Qual'è quel briciolo di diritto?
Che egli sia amato dai suoi alunni!
E tu, piccolo essere, virgulto nel ramo della vita, ama il tuo maestro!
Se egli è un po' burbero, sappi che anche lui ha i suoi problemi come tuo padre; sappi che egli ha il
corpo e non sempre questo è sano, anch'egli ha quel complesso di ansie e di affanni e spesso un
dolore nel cuore nero lo fa, così pare, ma esso cuore piange perché a te mostra quel viso, quello che
tu vedi e crucciato a te pare.
Allora amalo, figliuolo, egli vuole come te calore, comprensione.
Mai dire male di lui, mai prenderlo in giro, mai fare motteggi che male fanno al cuore, perché
spesso è questo che a lui fa male, che triste lo fa.
Mai dare quel sorriso che morde il cuore, mai, figliuolo, perché domani, quando incontrerai per la
strada quel vecchio cadente, ricorderai il male che a lui fatto hai e tu ti accuserai e lo guarderai per
scoprire in lui quel dolore, quello che tu dato hai.
Eri piccolo? Ma da quel piccolo egli il cuore voleva, quel sorriso di bimbo perché tu eri il suo pane
e anche il suo domani.
Allora pregate per lui e se lo incontrerete e sentirete per lui riverenza, amatelo ancora, stringetegli la
mano, non passate oltre perché sarà un nuovo dolore al cuore suo:
l'ingratitudine male fa e di più a chi alzar la mano non può per ricordarti che rispetto a lui è dovuto.
Ed ecco che chiudo benedicendo chi si accinge a quell'arduo lavoro, ma quanto bene a lui verrà se
ha saputo farsi amare e dare tanto di quell'amore che sorridere lo fa in quella vecchiaia che
acciacchi porta e solitudine porta.
Uno fra tanti Si elevò di bianco vestito e rosso spesso pure metteva.
Si elevò ed insegnò amore, ne dette tanto che infine tutto il sangue alla terra lasciò affinché questo
si perpetuasse e amore desse ancora a chi si accostava in quel sangue e in quel vestito bianco
metteva pure quel rosso e questo amore pure si appella.
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