Santa Madre 29 Aprile1964
- marina Platania

- 23 apr 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 12 ott 2022
Il dire del mio cuore.
Stamane desio parlare del padre, sì, anche questo scritto deve essere unito a quello della madre.
Il padre è colui che ha generato. Il padre è colui che deve provvedere al sostentamento della prole che lui ha creato. Il padre è colui che sta davanti al Padre ed alla società come il continuatore della sua specie, cioè della creazione perché il Padre creò un uomo e disse a questo: "Moltiplicati con ragione e discernimento!"
Ed esso si moltiplicò con ragione e senza ragione...Ed ecco i malati, i minorati e così via, perché esso uomo ha degenerato ed un animale si è fatto. Ma questo ha quella responsabilità davanti al Padre, non ha attenuanti se ello ragione sentito non ha.
Dunque parlerò del padre.
Spesso sento parlare di una cosa che mi sta tanto al cuore: "Ello, l'uomo deve fare quello che sente a qualunque prezzo."
E' sbagliato, figliuoli, perché ello animale non è. Non è vero che è necessario che ello si brutisca, è peccato solo pensare questo.
Se tutti gli uomini sono stati creati come quell'uomo, in uguale stato fisiologico come lo sono, quello che sente il bruto, lo sente anche quell'uomo che puro è, che casto è.
Ed allora... allora la ragione non sente ed animale diventa, si fa schiavo dei sensi, in una parola e, ripeto, niuna attenuante avrà chi pecca sapendo di peccare, perché è un peccato e non una necessità.
Se voi date uno sguardo in voi stessi, notate degli uomini che divorano capitali, divorano posizioni che fanno sbalordire; quando invece c'è quello che da quel briciolo una vita ne fa, vive quasi felice perché non desia che la salute per lavorare onestamente, mentre il primo è ammalato, distrutto, perduto...E perché mai? Perché ha voluto tutto, lo ha preso e si è distrutto... quando invece bisogna mettere la ragione alla voglia dei sensi. E credo che su questo capito mi avete.
Come sta quello che si contenta di un solo pasto, così deve stare quell'altro a contentarsi di un solo pasto.
Non dite la natura così creò l'uomo... è peccato accusare la natura perché essa è il suo Autore, badate che è così.
Se tu guardi un quadro e lo giudichi male, certo che non disprezzi il quadro, ma il suo autore.
Ma quel Pittore ha saputo far tutto bene, meravigliosamente bello, utile a se stesso.
Quindi necessario non è quello che voi pensate ed è peccato grave che un dì sconterete sopra voi stessi perché quello che fate, subirete.
Sento spesso parlare di uomini che si divertono a seminare... e dimane di quel seme spesso alberelli si vedono senza concimati, nati così, tra pietra e pietra, e questi certamente che un dì malediranno quella terra così sterile ove nati furono così soli, così derelitti.
Non è lecito quello che voi pensate perché è stato misurato secondo le vostre possibilità fisiche e chi di queste una vita ne fa, questa sarà seminata di spine e di rovi e perduta sarà quell'anima perché quell'alberello spesso maledice quella natura che là lo portò, non sapendo che il Padre un solo alberello piantò e di esso cento se ne fecero, tutti belli, cari a Lui. Ma purtroppo fra questi c'è stato quello che ha degenerato ed alberelli soli soli ha lasciato, abbandonati a se stessi e questi malati, deboli sono cresciuti.
L'uomo sta come la donna davanti al Padre e davanti la società. Niuna attenuante, né il primo né la seconda, perché come è stato creato l'uomo, così è stata creata la donna.
Ecco, l'uomo deve essere una scuola nel vero senso della parola, cioè sano, puro, bello in viso pari al cuore; un lavoratore deve essere, deve curare la prole nata da lui, voluta da lui e la responsabilità d'esso uomo è uguale alla madre.
Essa è più vicina ai figliuoli suoi, ne sente il cuore, i bisogni, è più attaccata ad essi perché per mesi li portò in seno, ha messo la sua vita a servizio d'essi quando essi al mondo vennero. Quindi la madre li ha nel suo cuore più dell'uomo. Ma esso, l'uomo deve avere le sue responsabilità specifiche che domani deve portare così, come la madre.
E quando parlate e dite natura, segnatevi, inginocchiatevi perché essa è uscita dal Padre pura, bella, viva, meravigliosa, splendida e tale essa è, mentre il verme striscia e quella farfalla che verme è, svolazza e chissà dove e cosa vuole, ma cade e verme ancora sarà.
E mentre quel nido dondola, un canto si eleva, la natura sorride perché ascolta il canto e questo è suo, tutto suo perché essa ha insegnato a cantare, a beatificare la natura che ha dato a quell'umile cosa la possibilità di creare, di creare anche il nido, dando tutto l'occorrente e poi quel volo, quel volo unito per essere sempre un volo, un volo in due.
Ed allora perché l'uomo non fa il nido quando esso è il re di detta natura? Perché l'uomo non va in due come natura ha messo?
Essa natura ha dato tutto il grande, il bello ad esso, ma spesso esso si corica sul fango, mentre quel letto di paglia aspetta quel corpo ché là dovrebbe dormire, là, come lo ha creato il Padre, su quella paglia che sa del suo travaglio e del suo sudore.
Ed allora tu, uomo, sii padre, veramente padre, dai esempio di te ai nati tuoi, non dare cattivo esempio di te, stà pulito in tutto, ama il lavoro, la vita sobria, la tua donna e non rubare la donna d'altri. Ricordati che quel vincolo è sacro, il Figliuolo di esso un sacramento ne ha fatto e tu non puoi abiurare perché hai giurato davanti al Padre e all'uomo di essere sposo fedele; quel nodo è indissolubile ed il Padre non permette che tu ami altre oltre quella che scelta tu stesso hai.
Al bruto seduttore il fuoco spetta. Quel fuoco che esso ha nelle sue vene, lo divorerà ed il Padre clemente per questi non sarà perché sono contro natura, ecco, figli, contro natura, cioè contro il Padre perché Ello ha dato la donna all'uomo non per sollazzo, ma per non essere solo e creare in quell'atmosfera d'amore ancora amore. Tenere i figli così come il Padre tiene l'uomo, lo tiene nel suo Cuore di Padre e figlio lo appella e lo appellerà se esso degno di esser tale è stato e lo sarà.
E vidi sopra un albero un cosino, pena mi fece e alato volli farlo. Lo vestii di piume e di penne, ali misi e questo volò, volò in alto: in alto esso voleva andare per ringraziare Chi alato fatto lo aveva.
La terra la vita gli dava, ma spesso quel sole avaro era; ma così, volando, il sole andava a trovare ed in esso sole certo che un Altro ce n'era: Quello che il bene dava, Quello che ala metteva!
E volò, si scaldò, sulla terra ritornò per cibarsi e sopra un ramo si acchetò.
Il dì dopo il sole lo svegliò ed esso cantò, cantò ad esso, al verde, al fiore, al fiume, al vento che lo cullava, a quell'albero che ricetto dava, cantò a tutti quelli che vedeva e sentiva intorno a sé.
Finalmente stanco si acchetò e sognò... sognò un alato bello come lui. Sorrise e si svegliò: qualcuno presso stava, qualcuno che come esso cercato aveva il sole e pure esso ala aveva.
Ed allora al sole cantarono uniti, si amarono, un nido fecero, un nido per non essere soli, un nido per dare alla terra quel canto, quel volo, quella nidiata che certo bella faceva ancora la terra, mentre quell'erbetta tra pietra e pietra, sotto quell'albero certo che per essi nasceva.


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